Lezione 4 – PARTECIPAZIONE, CITTADINANZA ATTIVA E COMUNICAZIONE

L’idea che l’azione civica sia un processo di empowerment (vale a dire un assunzione di potere e di responsabilità dei cittadini sulle questioni che li riguardano da vicino) riscuote sempre maggiori consensi ed ha trovato anche un riconoscimento nell’art. 118 della Costituzione , che recita: “Stato, regioni, province, città metropolitane, comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”. Sono ancora diffuse, però, delle visioni riduttive che, quando non considerano i cittadini “privi delle ‘competenze’ necessarie ad occuparsi della cosa pubblica, perché questa richiede saperi per essi inattingibili, pretendono di rinchiudere la partecipazione civica negli ambiti rigorosamente determinati dagli esperti.

In realtà, da almeno tre decenni, i cittadini partecipano alla vita pubblica in forma diretta, dando vita ad una ricerca-azione, nella quale la produzione di conoscenze e la modificazione della realtà sono sistematicamente interrelate. In concreto, l’azione dei cittadini si manifesta attraverso: una raccolta di dati, in quanto le persone acquisiscono informazioni circa il problema; un lavoro di mobilitazione, in quanto le persone imparano a condividere il problema; uno sforzo di abilità costruttiva in quanto le persone lavorano per risolvere il problema”. Questo modo di operare rientra sempre di più nell’ampio concetto della partecipazione attiva.

Partecipazione” è termine assai ampio e sfuggente, che copre molti fenomeni: possiamo distinguere gli ambiti in cui si partecipa (economico, sociale, politico, ecc.) e le forme con cui ciò avviene.  Nel momento stesso in cui si accede ad una prospettiva di partecipazione e cittadinanza attiva giovanile l’attenzione a bisogni, diritti e potenzialità di uno specifico target si sviluppa in una dinamica fra due poli: la domanda e l’offerta; la società civile e il potere istituzionalmente costituito. Nel caso qui in questione, tra giovani e mondo adulto.

Questo genera dunque una relazione complessa, ambivalente, non di rado contraddittoria ed anche conflittuale. Si può dire che in ciò stia la difficoltà, variamente declinata e a diverso grado di intensità, che caratterizza il quadro delle politiche giovanili, soprattutto quando esse attribuiscano particolare importanza alla promozione di partecipazione e cittadinanza attiva nella popolazione giovanile.

In termini di ‘popolazione giovanile’ è opportuno ricordare come nel corso del tempo si siano definite tre immagini prevalenti di essa: i giovani come ‘problema’, la prima ad apparire e non ancora scomparsa dal registro del discorso pubblico e dei provvedimenti di policy; i giovani come ‘vittime’, cioè come soggetti particolarmente colpiti dagli effetti più negativi della globalizzazione e delle trasformazioni socio-economiche della società contemporanea; i giovani come ‘risorsa’, cioè come elementi centrali da sostenere e su cui investire per assicurare alla società nel suo insieme un futuro di sviluppo e di democrazia. Le ultime due immagini sono il frutto dell’elaborazione più recente in tema di condizione giovanile e si affiancano l’una all’altra nelle retoriche istituzionali e socio-culturali.

Per quanto concerne ciò che emerge dal variegato mondo giovanile, da un lato si registra un ampio ventaglio di pratiche e di significati di tipo partecipativo che esorta ad aggiornare gli schemi interpretativi legati ad aspetti più formali, convenzionali e/o tradizionali, dall’altro si conferma la relazione ‘pericolosa’, spesso caratterizzata da sospetti e conflittualità, che si stabilisce tra giovani e adulti. Questa, pertanto, appare raramente lineare e simmetrica, nonostante sembri difficilmente eludibile soprattutto nella prospettiva di un piano di politiche giovanili alimentato da una volontà istituzionale.

Una via che apre margini promettenti di mediazione appare quella dello youth work, in cui le pratiche adottate e la riflessività che le accompagna sembrano poter ridurre la distanza tra giovani e adulti/istituzioni, certamente senza la pretesa di annullarla, né di depurarla dalle logiche di distribuzione di potere che inevitabilmente la caratterizzano.

Per coinvolgere il maggior numero di persone è importante Ideare una campagna di Comunicazione. L’obiettivo finale, infatti, di ogni campagna di comunicazione è quello di innescare e promuovere un cambiamento. Una campagna non è altro che una serie di azioni – dilazionate nel tempo – volte a raggiungere uno o più obiettivi. Implica una profonda riflessione sulla situazione attuale da confrontare con un futuro ideale, non prima di avere individuato i fattori o le azioni che possono permetterci di replicarlo. Ogni campagna, quindi, prevede una serie di azioni coordinate che possono innescare o ostacolare il cambiamento diffondendo, allo stesso tempo, dei messaggi incentrati su un’idea o su un obiettivo. Il successo di una campagna dipende dall’interazione o dal tipo di supporto generato dall’obiettivo o dall’idea proposta.

I benefici dati dalla promozione di campagne di sensibilizzazione sono molteplici per i progetti e i servizi rivolti alla comunità:

• la creazione di campagne di sensibilizzazione consente di allargare il raggio d’azione e raggiungere gli obiettivi;

• le campagne di sensibilizzazione costituiscono un modo per mobilitare soggetti esterni e incoraggiarli a modificare i loro comportamenti. Inoltre, possono convincere i destinatari della campagna ad esigere un cambiamento delle politiche adottate a livello nazionale (ad es., le campagne contro il fumo hanno contribuito a imporre il divieto di fumare negli spazi pubblici; si pensi alle campagne di raccolta fondi);

• allo stesso tempo, la creazione di campagne di sensibilizzazione può aiutare a diffondere una certa consapevolezza nell’opinione pubblica riguardo a questioni ignorate in quel contesto e ad invitare i decisori politici a non nascondere la testa nella sabbia e affrontare il problema;

La sensibilizzazione dell’opinione pubblica costituisce un passo fondamentale verso la creazione di un contesto aperto al cambiamento. Tuttavia, per far sì che tali trasformazioni avvengano, una campagna di sensibilizzazione efficace deve anche proporre ai destinatari un’azione concreta nella quale impegnarsi.

Le campagne che combinano aspetti motivazionali e informativi consentono di costruire una comunità consapevole della possibilità di offrire un proprio contributo, interessata al problema e conscia di come tale problema influisca sulle dinamiche interne e sulla vita dei cittadini. Esse hanno, dunque, un intento sia “informativo” sia “trasformativo” e si propongono di:

  • spingere le persone a desiderare un cambiamento;
  • porre in evidenza la possibilità di generare un cambiamento;
  • individuare le azioni che consentono di produrre il cambiamento.

Le campagne di sensibilizzazione forniscono informazioni non solo riguardo a una questione di interesse pubblico o alle possibili soluzioni, ma anche sul modo in cui tali soluzioni possono essere applicate e sostenute (ad es., si pensi al problema della mancanza di farmaci nei rifugi per animali – la soluzione potrebbe essere quella di dare maggiore supporto ai rifugi per animali mediante le seguenti attività: diffondere informazioni, donare dei farmaci o del denaro, prestare opera di volontariato).