L’Istat il 25 novembre 2019, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, presenta per la prima volta i dati dell’indagine: “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale”, i più comuni sono: “Per l’uomo, più che per la donna è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%) “Gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%) “È soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia (27,9%) “In condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne” (16,1%) “È l’uomo che deve prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%) “Alla domanda sul perché alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne/mogli, il 77,7% degli intervistati risponde perché le donne sono considerate oggetti di proprietà (84,9% donne e 70,4% uomini), il 75,5% perché fanno abuso di sostanze stupefacenti o di alcol e un altro 75% per il bisogno degli uomini di sentirsi superiori alla propria compagna/moglie” (Istat, 2019).
Questi dati sono lo specchio di un Paese ancora incatenato a vecchi stereotipi sul genere, culturalmente radicati e difficili da cancellare. La violenza sulle donne, infatti, rimane ancora nel 2020 un fenomeno di portata mondiale definito dall’ OMS come uno dei principali problemi di salute pubblica.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, firmata ad Istanbul l’11 Maggio 2011, ha definito la violenza contro le donne come una grave violazione dei diritti umani.